InGeoLab

Diagnostica, monitoraggio e riqualificazione

30 Settembre 2025
ll caso del ponte in ferro del Ciadel

Garantire la sicurezza delle infrastrutture è oggi una priorità assoluta, soprattutto in un Paese come l’Italia, ricco di opere storiche e di grande valore architettonico che necessitano di essere preservate e allo stesso tempo rese sicure. Tra queste realtà rientra il ponte in ferro del Ciadel, costruito nel 1895 sul torrente Gesso, nel comune di Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo. L’opera, realizzata dalla storica Società Nazionale delle Officine di Savigliano, è stata dichiarata di interesse culturale con decreto ministeriale nel 2016.

La sua storia, però, non è priva di ombre: secondo alcune testimonianze, il ponte sarebbe stato parzialmente distrutto dai tedeschi in ritirata alla fine della Seconda guerra mondiale e ricostruito nei primi anni Cinquanta. Non esistono documenti certi che confermino questo passaggio, ma l’episodio contribuisce a restituire il valore simbolico di un’infrastruttura che ha attraversato oltre un secolo di trasformazioni.

Il progetto di riabilitazione del ponte ha posto una doppia sfida: da un lato la necessità di adeguare la struttura agli attuali standard di sicurezza sismica, dall’altro il vincolo di conservarne l’identità storica e paesaggistica. Per affrontare questo compito è stato scelto un approccio integrato, che ha visto impegnate diverse realtà ingegneristiche, tra cui InGeoLab, responsabile delle indagini diagnostiche e delle prove dinamiche sul campo.

La metodologia adottata si è sviluppata attraverso tre fasi complementari. La prima è stata la conoscenza approfondita del manufatto, ottenuta grazie a indagini distruttive e non distruttive mirate a ricostruire le caratteristiche meccaniche e chimico-fisiche dei materiali e a verificare lo stato di conservazione della struttura. La seconda fase ha riguardato la caratterizzazione dinamica del ponte, condotta attraverso prove di monitoraggio in grado di descrivere come l’impalcato reagisce a sollecitazioni naturali o indotte. Infine, i dati raccolti sono stati utilizzati per calibrare un modello numerico a elementi finiti (FEM), strumento essenziale per la progettazione degli interventi di consolidamento e adeguamento antisismico.

La prima campagna di prove ha interessato gli elementi metallici della struttura. I campioni prelevati sono stati analizzati in laboratorio mediante prove di trazione e resilienza, al fine di determinare i valori effettivi di snervamento e di rottura del materiale. Questi dati hanno fornito informazioni fondamentali per alimentare il modello di calcolo e valutare la capacità della struttura di resistere alle sollecitazioni previste.

Accanto a queste analisi sono state eseguite prove di durezza con durometro portatile, controlli ultrasonici per verificare l’integrità della chiodatura e analisi chimiche per definire con precisione la composizione della lega metallica. Tutti questi accertamenti hanno consentito di tracciare una mappa dettagliata delle condizioni del ponte, individuando le zone più compromesse dal degrado e quelle ancora in buono stato.

La fase più innovativa del progetto ha riguardato la caratterizzazione dinamica della struttura. InGeoLab ha condotto due differenti campagne di prove.

La prima, denominata Operational Modal Analysis (OMA), ha registrato le vibrazioni ambientali prodotte da vento, traffico e microsismi, utilizzando accelerometri sismici collegati a centraline di acquisizione ad alta precisione. Questa metodologia ha permesso di ricavare in maniera non invasiva le frequenze naturali del ponte, i coefficienti di smorzamento e le forme modali, senza interrompere il normale esercizio dell’infrastruttura. La seconda, nota come Experimental Modal Analysis (EMA), è stata condotta con una vibrodina lineare, uno strumento capace di applicare forzanti dinamiche sinusoidali direttamente sull’impalcato. Grazie a questa tecnologia, il ponte è stato portato in risonanza strutturale e la risposta misurata ha confermato i risultati dell’OMA, aggiungendo ulteriori dati soprattutto sui modi di vibrare più complessi. L’impiego di una vibrodina lineare, rispetto ai più tradizionali dispositivi a masse rotanti, ha rappresentato un salto di qualità: la possibilità di mantenere costante l’ampiezza della forzante anche alle basse frequenze si è rivelata particolarmente vantaggiosa per l’analisi di strutture civili di grandi dimensioni.

I dati ottenuti dalle prove sperimentali sono stati utilizzati per calibrare il modello FEM del ponte, attraverso un processo iterativo di confronto tra i parametri teorici e quelli rilevati sul campo. La corrispondenza è risultata molto elevata, con scarti nell’ordine del 10% per i primi tre modi di vibrare, margine ritenuto ampiamente accettabile.

Il modello numerico così validato ha costituito la base per la progettazione degli interventi di riabilitazione. A livello globale è stato previsto l’inserimento di nuovi diagonali metallici a completamento delle croci di S. Andrea nelle travi reticolari principali. Questa operazione ha avuto una duplice funzione: incrementare la resistenza sismica della struttura e ridurre gli stati tensionali sugli elementi esistenti. A livello locale, invece, sono stati programmati rinforzi e riparazioni degli elementi più ammalorati, insieme alla sostituzione degli appoggi strutturali e al miglioramento delle fondazioni mediante micropali collegati da travi in cemento armato.

Un aspetto ingegneristicamente rilevante del progetto ha riguardato la movimentazione del ponte, necessaria per consentire i lavori di restauro. La struttura è stata spostata dalla sua sede originaria a un’area di cantiere appositamente predisposta mediante un sistema di cavalletti metallici, binari e rulli. L’operazione, complessa e delicata, ha richiesto un accurato studio dei sistemi di controventatura interni per evitare deformazioni e garantire la stabilità dell’opera durante le fasi di traslazione.

Il caso del ponte del Ciadel dimostra come le tecniche di diagnostica strutturale e di monitoraggio dinamico possano rappresentare strumenti fondamentali per garantire la sicurezza delle infrastrutture e, al tempo stesso, per valorizzare il patrimonio storico e paesaggistico del nostro Paese. Grazie al contributo di InGeoLab e alla collaborazione tra enti e professionisti, un ponte costruito alla fine dell’Ottocento torna oggi a nuova vita, sicuro, funzionale e capace di affrontare le sfide del futuro senza perdere il legame con la propria storia.

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